L'ISCOCCO Poesia di L. F0RTI3 Musica del M.° F. PETROCINI. J h7? V02HDJUID DRAMMA LIRICO W 4 ATTI DI LEONE FOHT1S POSTO IN MUSICA DAL MAESTRO da rappresentarsi all'I. R. Teatro alla Scala l'Autunno 1 STABILIMENTO DI PAOLO RIPAMONTI CARPANO 4858 Tanto lo spartito quanto il libretto di quest5 Opera sono proprietà del M.° Francesco PETR0cu>Hr€he la pone sotto la salvaguardia delle vigenti leggi. In tutto ciò che forma il soggetto di questo dramma lirico non è storico che il fondo del quadro, la guerra cioè della Repubblica di Venezia contro gli Uscocchi. Ecco quanto intorno a costoro scrive il Laugier: « Fra r Istria e la Dalmazia^ nel Golfo detto Quarnero ima costa difficile ad approdarvi presenta tra una quantità di piccole isole e scogli^ una moltitudine di stretti dove le correnti e i venti contrarj espongono la navigazione a nau- fragi quasi inevitabili. Gli Uscocchi avevano scelto il loro ritiro in questa costa come inaccessibile tra Fiume. Bue- cari e Segna 3 terre-dipendenti dalla Ungheria austriaca. - Erano costoro un avanzo di quegli antichi Albanesi . che avendo veduta la loro patria conquistata dai Turchi, e non potendo risolversi a sottomettersi agi3 infedeli^ avevano salvata la loro libertà ritirandosi in montagne deserte. a U Imperatore Ferdinando compassionando il loro stato infelice, offrì loro un asilo in Segna, con patto di di- fendere questa frontiera dall'invasione de' Turchi. « Costoro facevano in tempo di pace le loro incursioni nel paese ottomano ^ e non ritornavano mai senza grosso bottino. ce 1 ministri del Serraglio intimarono ai Veneziani > pa- droni del Golfo di reprimere questi pirati insolenti. La Re- pubblica, obbligata a tenerli in freno, si attrasse il loro odio e la loro vendetta. La vicinanza delle isole a lei soggette diede luogo ad ostilità frequenti e scambievoli Questi pirati, favoriti sotto mano dai nemici della Repubblica^ die- dero di grandi molestie ai Veneziani^ che furono per una serie di anni occupati ad esterminarli ^ e vedevanli sempre rinascere _, quando credevano averli distrutti. » - (Laugier , Storia della Repubblica di Venezia, Libro xxxvn, 96). E altrove lo stesso Laugier soggiunge : « essersi la Re- pubblica trovata esposta alle violenze e crudeltà degli [/scocchi^ aver elìà veduto le sue isole devastate^ le sue terre poste a ferro ed a fuoco ^ le sue galere sorprese^ " i suoi patrizj trucidati. Diffatti gli Uscocchi spinsero la loro provocante audacia sino ad c< introdursi in un porto dell'isola di Pago dov'era anco- rata la galera di Cristoforo Venier^ trucidarono la ciurma addormentata., condussero la galera a Segna^ e fecero in un loro convito soffrire una morte crudelissima al Capitano. » Il Laugier ci dà l'affare degli UscoccM come terminato nel 1618-20 mercè le misure prese al Congresso di Veglia sotto il dogado di Giovanni Bembo, ambasciatori della Re- pubblica Girolamo Giustiniani ed Antonio Priuli; ma nel 1702 il medesimo storico mostra questi pirati ancora in grado di dare serie molestie ai Veneziani, che ordinarono al Capitano del Golfo di dar loro la caccia e di sterminarli. Tutto il resto - uomini, tempi, avvenimenti - vi è imagi- nano. Nessun membro della illustre famiglia Soranzo fu mai sospetto di tradimento alla Repubblica e di connivenza coi suoi nemici; molto meno poi con gli Uscocchi. - Nel tessere la tela di questo dramma lirico seguii in garte la traccia di un Romanzo della Sand, intitolato appunto L'Uscoque; in gran parte me ne staccai completamente. Supposi Orio Soranzo magnetizzatore e so benissimo che Mesmer visse oltre un secolo dopo - ma chi mi proverà che il magnetismo non sia antico quanto la Bibbia o almeno quanto la Inquisizione? Si griderà, ne soft certo, alla profanazione, mi si met- terà un pò fuor della legge per delitto di lesa storia, - ma Dio buono t perchè non dev'essere permesso ad un povero li- brettista di dir Ila bugia su ciò che fu, se non è ancora provato che !a storia dica, abbia detto, e possa dire la verità? Milano 10. Novembre 1858. Leona Forte. ASTISTI ORIO SORANZO, Gentiluomo Veneto Sig. Enrico Fagotti FRANCESCO CONTARINI, Ammi- raglio della Repubblica . .. Sig. C. B. Coimago EZZELINO CORNARO, Condottiero Veneto. ......... Sig. Vincenzo Sarti CATERINA CONTARINI , Gentil- donna Sig. Maria Lafon NAAM, Araba, sotto spoglie virili i Sig. Placida Corvetti OSVALDO in -a ttt v Sia, Luigi Alessandrini GÒNTOATO Sf| Giacomo Redaelli MARIA, Nutrice di Caterina . . . Sig. Linda Florio Valletto di Casa Contarmi Sig. Francesco Lodetti Maschere - Gentiluomini - Gentildonne - Useocchi - Marina] - Popolani d'ambo i sessi - I Dieci - Il Supremo Giudice di San Marco - Il Senato - Magistrati Veneti - I Signori della Notte - Messer Grande - Il Fante dei Dieci - Sol- dati Veneti - Messi del Consiglio - Romiti - Orfane, ecc. Nel primo e quart'Atto la Scena è in Venezia. Nel secondo e nel terzo in Veglia. - L'Epoca sul principio del secolo XVII. I versi virgolati si omettono per .brevità* i Maestro Direttore della Musica, sig. Cav. Mazzucatù Alberto. I.° Concertatore, e Ispettore della musica dei Balli, sig. Panizza G M.a supplemento, sig. Pollini Francesco. Primo Violino e Direttore d' orchestra, sig. Cavallini Eugenio, Primo violino sostituto al suddetto, sig. Corbellini Vincenzo. Primo violino dei secondi, sig. Cr emaschi Antonio. Primo Violino pei Balli, sig. Montanara Gaetano. Primo Violino sostituto al sig. Montanara, sig. Brambilla Luigi. Primo Violino dei secondi per il Ballo, sig. Ferrari Fortunato. Altro sostituto ai primi Violini dell'Opera, sig. Melchiori Antonio. Prime Viole Per l'Opera, sig. Tassistro Pietro - pel Ballo, sig. Mantovani Gio. Primi Violoncelli a vicenda per l'Opera: sig. Quarenghi G. e Truffi Is. Primo pel Ballo, e sostituto ai suddetti, sig. Fasanolti Antonio. Contrabassi : Primo al Cembalo, sig. Rossi Luigi. Sostituto al medesimo, e primo per il ballo, sig. Manzoni Gius. Altri sostituti ai medesimi, signori Moja Aless. e Motelli Nestore. Primi Flauti Per l'Opera, sig. Pizzi Francesco - pel Ballo, sig. Pellegrini ErcoU. Primi Oboe Per l'Opera, sig. Bacili Giovanni ~ pel Ballo, sig. Reggiori Attitio. Primi Clarinetti Per l'Opera, sig. Bassi Luigi - pel Ballo, sig. Varisco Francesce. Primi Fagotti Per l'Opera, sig. Canta Antonio - pel Ballo, sig. Borghetti G. Primi Corni Per l'Opera, sig. Rossari Gustavo - pel Balio, sig. Care-moli A. Prime Trombe Per l'Opera, sig. Languiller Marco - pel Ballo, sig. Freschi Cornelio. Primo Trombone, signor De-Bernardi Enrico. Bombardone, sig. Castelli Antonio. Arpa, signora Rigamonti Virginia. Timpani, sig. Sacchi Carlo. — Gran Cassa, sig. Rossi Gaetano. Organo e Fisarmonica, signor Visoni. Maestro e direttore dei Cori, sig. Pietro Lenotti. Sostituto al suddetto, sig. Portaluppi Paolo. Poeta, sig. Leone Fortis. — Direttore della Scena, sig. Carraro Già. Rammentatore, sig. Grolli Gius. — Buttafuori, sig. Bassi Luigi. Pittore scenografo, signor Peroni Filippo. Direttore del Macchinismo, sig. Ronchi Giuseppe. Fornitore di pianoforti, sig. Abate Stefano. 11 vestiario e della Sartoria Mazzini^ diretta da Pietro Rovaglia. Proprietario degli Attrezzi, signor Croce Gaetano. Parrucchiere, sig. Venegoni Eugenio. Fiorista e Piumista, signora Robba Giuseppina. Appaltatore del macchinismo, sig. Abiati Luigii, ATTO PRIMO SCENA PRIMA Campo dei Santi Giovanni e Paolo in Venezia - Net fondo il Ca- nale, su cui un ponte praticabile - Al di là del Canale, nell'om- bra il Palazzo Contarmi - Un fioco lume brilla attraverso ad una delle sue finestre - A destra la facciata illuminata di un ridotto. A sinistra lo sbocco di parecchie strade. Notte a chiar o di luna. (La scena è vuota - Tutto è silenzio al]' intorno - Ad un tratto si ode uno strepito confuso di risa e di voci, e una frotta di ma- schere, uomini e donne, irrompe in iscena). MASCHERE quindi EZZELINO Coro I&argo... largo alla follia! Del suo regno i nunzj siam... — Inchinatevi, o credenti Nelle gioje dei dementi, Inneggiate alla pazzia E l'obblio vi promettiam. UOMINI (aprendosi in due ale onde lasciar passare le donne ma- scherate alla foggia veneziana, che si saranno raccolte nel fcnd© formandosi quasi in ischiera). Largo alle belle - Venezianelle Ch'hanno di vezzi - tanto tesor, Che sotto gli agili - zendadi neri Tanti misteri - celan d'amor. DONNE (avvanzandosi con vezzo agli uomini.) Siam fior... ma il cespo - spine ha mortali — Farfalle indocili - badate, all'ali — Siam vaghi fiori - del molle stel Per chi sa coglierlo - serbiamo il miei Tutti Bella è la vita - quando la guardi Traverso un limpido - colmo bicchier, Quando riflettesi - ne' dolci sguardi lui Di che domina - su' tuoi pensieri (Si ode da lontano un melanconico preludio. Le maschere eh** stavano per entrare nel ridotto si fermano ad ascoltare.) 8 Parte del coro Zitto,.. - Udiste? — ; Altra parte (scherzando) È il mesto canto Di una tortora romita Che consuma la sua vita Sotto un memore veron Tutti Del notturno trovatore Ascoltiamo la canzon. (Una gondola si avvanza, e si ferma sotto le finestre del Palazzo Contarini. Un uomo avvolto in un ampio mantello è ritto a prora cogli occhi rivolti alla finestra illuminata - quell'uomo è Ezzelino.) Ejzzel. Peregrinando per immensa via (dalla gondola) Con la tua bella imagine nel core A te ritorna, o giovinetta mia, Amante e baldo il tuo fedel cantore. Innamorata il ciel varca la luna... Geme d'amor la placida laguna... Di arcane voluttà piena è quest'ora... E tu non m'odil... e tu non vieni ancora!... Coro Pazzo invero chi dà fede Ai fantasimi d'amore! Pazzo inver chi spreca l'ore In delirj ed in sospiri Ezzel. (c 5.) Ti ricordi, idol mio, di quella sera La mesta sera del primiero addio? Mi disse un bacio tuo « rammenta e spera » E « t' amo » ti rispose un bacio mio... — Quel tuo bacio di foco ancor lo sento Sulle labbra e nel cor da quel momento... Oh! vieni assieme a rammentar quell'ora!... Ma tu non m'odi!... tu non vieni ancora! — (La finestra del Palazzo Contarini rimane chiusa - la barca si allontana ) Coro È pazzo chi s' agitta (con allegria rumorosa; Per vani desir! Di vero, di stabile Non v'ha che il gioir. — Andiam - dell'incomodo Domani i pensier Sepolti rimangano In fondo al bicchier. » Là dentro ci chiamano (addittando il » Il giuoco e la danza: — ridotto) » Là dentro rinchiudonsi *> Ebbrezza e speranza. 0 E un giuoco la vita... Corriamo a giuocar: E un sogno la vita... Corriamo a sognar. (Entrano tutti confusamente nel ridotto. - La scena rimane vuota per brevi istanti). SCENA II. ORIO SORANZO solo - quindi una MASCHERA. SOR. (esce dal ridotto coi lineamenti alterati, e le vesti scomposte.) Oh! ch'io respiri alfin!... Quell'ebbre gioje Bastano al volgo che meschino ha il core... E i desiderj più del cor meschini... — Non a me... non a me, che grande ho l'alma E interminati gli ardimenti suoi... — ■ (comparisce dal ponte una maschera che si ferma nel fondo ad ascoi- Salire io voglio... e salirò, ce Codardo tare.; » Secol che all'oro ti prosterni... d'oro » La strozza empirti io ben saprò. » Potente De' Contarini è la famiglia, e fia Saldo sgabello a mia grandezza... È forza Che queste nozze stringansi. — Le aborri Tu, Caterina... il so... ma invan le aborri!... Dee compirsi il destino... Forz'è ch'io segna il mio fatai cammino. Scherno, menzogna, insidia M'ebbi dal mondo in dono... Or d'ogni affetto ai palpiti Morto per sempre io sono... E come un Meco demone Solo e col mondo in guerra Passo su questa terra" . Per calpestarne i fior. Ma quando all'aere ondeggiano Le Venete bandiere, Quando di guerra il cantico Sollevano le schiere Della battaglia al sonito Ire ed oltraggi obblio... — Forse, salvarmi Iddio Può con la gloria ancori 10 Voci (dal ridotto) Evviva Loredano! Sor. (sorpreso) Oh! queste grida Questi plausi perchè? MASCH. (avanzandosi, marcato) Là si festeggia Di San Marco il novello condottiero. SOR. (con isdegno e sorpresa) EiL. quell'inetto che mai cinse spada...! Masch. A lui Venezia quel poter confida (insistendo) Che a te negò due volte Sor. (agitatissimo) Oh! non è vero! SCENA III. CORO e detti. Coro Vien Soranzo... al lieto stuolo (uscendo dal Or non manchi che tu solo ridotto Finché spunta in ciel la luce Si festeggia al nuovo Duce — Viva il prode Loredano, Re del giuoco e del^ piacer. Sor. Sì, viva Loredano!... È veramente Degno il tempio alla festa... — Una corona Di pampini e di mirti a quest'invitti Campion dell'orgia. Coro Orio, che parli? Sor. Via Quest'inutile spada — Ecco io la spezzo Venezia ingrata, e te la getto in volto. — (cieco d'ira spezza la spada e ne getta i frantumi - Sorpresa generale } MASCH. (avanzandosi, a Soranzo con mistero) Bada Soranzo - è l'imprecar da stolto. Sor. Chi sei tu?... — MASCH. (traendoìo in disparte con mistero) La vendetta... Sor. Io di te cerco. Oh! che mi dia la sorte Un'ora di vendetta e poi la morte, con esalt.) 0 terra, a tuoi figli - matrigna spietata Che all'odio li cresci - li nutrì di fiel Dolori ed insulti - fierissimi, inulti Ti serbi la vindice - giustizia del ciel. E quando dei figli - tu invochi le spade Tu vegga i tuoi prodi - le spade spezzar ti E sulla tua bara - con perfida gara Accorran le genti - lo scherno a gettar. Coro Che strane parole ! - che sguardo furente! - Inver che demente - l'ebbrezza lo fa! (I Gentiluomini entrano nel ridotto a destra - La Maschera fa segno ad Orio di seguirla - entrambi si allontanano per la sinistra). SCENA IV. Stanza da letto di Caterina Contarmi - Verone nel fondo da cui si vede il Canale - È- V alba. CATERINA sola. (E rovesciata sopra un divano in preda a un sonno affannoso - sul tavolo arde tuttora una lampada notturna.) Tat. (nel sonno) È la sua voce... — Ti ho aspettato tanto Dolce amor mio... deh! vieni!... (sempre sognando, si alza e fa come per muovere premurosamente incontro a qualcuno - Ad un tratto si arresta e retrocede impaurita.) Un'ombra sorge... Fra noi si pone... È desso (con terrore) Orio Soranzo egli è... Da lui mi salva (crescente) Ho paura... ho paura... — Ecco mi figge In volto gli occhi... verso me la mano Stende... mi doma... mi conquide... Indietro, Demone... indietro... — Sul tuo cor mi chiudi... Vien... ci protegge Iddio. — Oh! fuggiamo... fuggiam... dolce amor mio. (a poco a poco si desta - si cerca d'attorno... e crolla il capo con profonda tristezza ) Invan t'inganni, o povera Alma credente e mesta... I cari sogni sparvero... II crudo ver mi resta... — 0 poveretto fiore, Sei nato nel dolore; Chiudi gli stanchi petali, Muori cercando il sol. Oh! dove sei mio nobile, Mio prode cavaliero? A te rivolto il memore Ultimo mio pensiero. i2 Da questa solitudine Fuggir per sempre anelo... — Raccoglierem nel cielo, Spiriti amanti i\ voi. SCENA V. MARIA e CATERINA. (Maria entra, seguita da due paggi che portano sovra cuscini ricchi presenti di nozze.) Mar. Delle tue nozze - fanciulla mia, La tua nutrice - ti arreca i don. (i paggi. li depongono Front' è già il rito - solenne e pio; sul tavolo ed escono) T'appella Iddio - che tardi ancor? Vieni... e t'adorna. - CAT. (prende per mano Maria e traendosela d'appresso) Taci, Maria Che queste nozze - funeste son... — Oggi all'altare - mi condurrai... Domali nel feretro - mi comporrai. MAR.(conterr.)Che parli insana? - mi fai spavento CAT. (con mistero) Odio Soranzo... - ma lo pavento... — Mar. Se queste nozze - ti fanno orrore Perchè non t'apri col genitore? CAT. (con mestizia) Son tre lunghi anni - che l'idol mio Mi baciò in fronte - mi disse addio Certo è perito - su estraneo lito... Chè mai novella - di lui suonò.— (si ode da lontano la romanza di Ezzelino.) Taci... qual voce!... m'inganna amore? (con crescente esaltazione) Non batter tanto - mio debol core... — (prosegue la romanza. - La fisonomia di Caterina esprime l'eccesso* della gioja.) È desso... è desso... - Se un sogno è il mio Rendilo eterno - possente Iddio. Guidami... guidami... - al genitor... (a Mari» Per esso vivere - voglio d'amor. con impeto)* Mi ripete il . nome amato In, sua voce e terra e ciel... Alla gioja è il cor rinato... — Via pensieri dell' avel!. lo Per lui bella esser vagì' io, Per lui cingermi di fior... È tornato l'idol mio! E tornato il mio tesori (esce precipitosa Maria la segue.) SCENA VI. "Ricca sala d'armi nel Palazzo Contarmi. - A sinistra la cappella della famiglia - Nel fondo gran porta con pesanti cortinaggi, che aprendosi lasciano vedere le altre sale del Palazzo. - Stilla porta un ricco e magnifico trofeo. Molti GENTILUOMINI Veneti stanno parlando fra loro divisi in varj crocchi. 1. a Parte dei Gentiluomini Dunque è vero? 2. a Parte Di San Marco Insultate le bandiere, Depredate le galere, Minacciate le città — Degli Uscocchi l'ardimento Giunse a taL.. — l.a Parte (con isdegno) Nè freno avrà? Tutti L'altera Venezia - cui cento nazioni La fronte curvar Non deve impunito - di questi ladroni L'oltraggio lasciar. 1 f' PARTE (con mistero) » Il Doge stanotte - raccolse il Senato *2.a PARTE (accostandosi con curiosità e mistero) » Ebbene... narrate - Che fu decretato? 4.a Parte » È tutto mister. » Il vecchio ammiraglio - vi stette lung' ora » IN e uscì con l'aurora » Oscura la fronte - di tetri pensier... w2.a PARTE (come sopra) » Nel giorno che compie - del padre il desio » Qual cura mai turba - l' antico guerrier ? . I.a PARTE (e. s. accennando verso la destra) » Silenzio!... egli vien Tutti » Omaggio si renda - de' mari al Signor » Al veglio custode - del patrio valor! — 14 SCENA VII. FRANCESCO CONTARINI e detti. Il vecchio Contarmi viene dalla destra con le braccia conserte ai petto, col capo chino, in atto di grave e profonda tristezza. Tutti si scostano alquanto in segno di rispettosa deferenza, CON. (con tuono solenne, agli astanti) Giorno solenne e doloroso assai Di un padre al cor, nobili amici, è questo. — » A vendicar dei violati mari » L'onta, e gli Uscocchi & sterminar domani » Venti galere spiegheran le vele; — A Loredan soggetto Doman Soranzo partirà. — Di Veglia, » Arsa due volte, e minacciata sempre » Da questi empi ladroni, » Al governo è chiamato. — Arra di forte Indomabil difesa, egli la sposa Chiudere dee tra i minacciati muri. .. — Venezia il vuole ... e al doloroso addio Mi darà forza il mio dovere, e Dio. (Con profonda tristezza.) La vita ed il pensiero, 0 patria, a te sacrai; L' orgoglio del guerriero Dinanzi a te piegai ... — Or tu mi chiedi il core . . . Ed io ti dono il cor, Di questo veglio l'unica Speme, il conforto, il vanto, La figlia mia, la tenera Figlia, a me cara tanto, Io ti consacro ... 0 patria Che posso darti ancor? (Siede presso al tavolo, immerso ne'suoi pensieri.) Gentil. » Oh! nobile esempio! - magnanimo cor! » Sei degno custode - del patrio valor! SCENA Vili. VALLETTO indi EZZELINO e Detti. VALL. (annunziando) Il nobil' uomo Ezzelino Comarot 15 Con. (sorpreso) Egli! ... Fia vero! (al Vali.) Ben giunto ognora il nobil cavaliero (Ezzelino si presenta sulla porta del fondo) Gentil. Viva Cornaro! Ezzel. Oh! miei diletti — Oh! mio Illustre condottiero ! . . . (s'inchina a Contarmi) Con. A questo petto, (lo abbraccia) Nobil'uomo, venite - Infausto grido Vi disse estinto su remoto lido E vi pianse la patria, ed ora al petto Stringe esultando il figlio suo diletto. EZZEL. (piegando a terra un ginocchio) Da voi cinto al fianco mio Questo brando a voi riporto ... (si alza) Testimone invoco Iddio Che giammai noi trassi a torto, » A difesa degl'imbelli » Contro il forte lo snudai . . . » Ai dolori dei fratelli » Braccio, e vita io consacrai Per un nome a me diletto Ho pugnato, e ho vinto ognor ... — Riedo alfine al patrio tetto Pien di speme e pien d'amor. Con. Cavaliero, è il tuo ritorno Lieto augurio in questo giorno Per le nozze ... Ezzel. (fra sè) Oh! giusto cieli Sento in cor di morte il gel! (a Cont.) Quali nozze? E chi è la sposa? Cat. Padre ! (di dentro) Ezzel. (frasè) Dessa! Ebben? la sposa? (forte con ansia) CON. e CORO (accennando a destra) Ecco giunge! EZZEL. (guardando a quella volta) Eterno Iddio ! Dessa!... dessa!... 16 SCENA IX. CATERINA, MARIA e detti. Caterina entra pallida, agitata, quasi fuor di senno, senza vedere nè curare alcuno corre fi gettarsi alle ginocchia del padre - Maria la segue e resta in disparte - Ezzelino si frammischia alla folla - Tutti si scostano alquanto. - Cat. Oh! padre mio! 0 padre, m'ascolta: - la figlia che adori, Che colmi di baci, - che copri di fiori, Consunta da lento - segreto dolore... Mi guarda... mi guarda... - tua figlia sen muore. — Di questa tua povera - se hai cara la vita, O padre, non darmi - all'uomo fatai. — L'arcana sua possa, - tremenda funesta Mi doma... mi opprime... - spavento mi desta; Mi scende nel cuore - quel gelido sguardo E il cuore mi stringe - di un freddo mortai; M'incute paura - l'accento beffardo... — Oh! padre mi salva - dall'uomo fatai. Con. (sollevandola) Bando alle tristi imagini, I tetri sogni obblia... — Vieni, fanciulla mia, Vieni di tuo padre al cor... — % Col duolo tuo non rendere Più grave il mio dolor. CAT. (con crescente terrore) Padre l'oppressa vittima Strappa all'infausto aitar Vieni... deh! vien... (fa per trascinarlo verso la sinistra. - Ezzelino esce dalla folla e le si para minaccioso di- nanzi. - Caterina dà indietro con un senso di terrore e sorpresa.) Ezzel. (con ironia) Propizio Alla novella sposa Sia questo giorno Cat. (con trasporto) Credere Agli occhi il cor non osa... — Sei tu... sei tu, ben mio! Ti torno ad abbracciar! (si slancia nelle sue CON. (li divide con gesto solenne, poi a Caterina.) braccia) Stolta! la mia canizie Vuoi tu contaminar? 17 Oat. (con impeto) Padre... padre... - il sen ini squarcia, Ma rispetta questo amore; — Fu nudrito dalle lagrime, Fecondato dal dolore, (si getta fra le braccia di Ezzelino, e rivolta al padre) Sul suo petto io voglio vivere... 0 morir sovra il suo cor. — Ezzel. (con trasporto) Vieni, povera infelice, Ti ricovra sul mio cor... Queste braccia ond'io ti avvinco Neppur Dio le può discior... — Oh! chi mai potrà contendermi Il mio bene, il mio tesor? CON. (frapponendosi, con gesto severo) Io lo devo... — {rivolto a Caterina) Ad altri il pensa È legata la tua fe'; Data ho già la mia promessa E ben sai che sacra eli' è... — (ad Ezzelino) Di Soranzo la contessa Rispettate, o cavalier... (Ad un tratto Caterina trasalisce - tutte le sue fibre tremano - il suo volto si fa pallido, i suoi occhi acquistano una vitrea immo- bilità - Essa porta vivamente la mano al cuore, come colta da improvvisa ferita.) CAT. Ah ! CON. ) (attornian- r, fii9 EZZEL. \ dola) Liie m' CAT. (con crescente terrore) Lo sento... È desso. CON. ] (con sorpresa) Ezzel. ( Desso! chi? Coro Càt. (c. s.J Soranzo ! Con. ì Ezzel. > (e. s.J Ebbene? Coro } Cat. Ei s'appressa., ei sale... ei viene. (dà un grido acuto e porta nuovamente la mano al cuore) Ah!... (Tutti gli occhi si rivolgono alla porta del fondo, mentre Caterina dà il grido, Soranzo vi si presenta.) TUTTI (con la massima sorpresa) Soranzo! - oh! mio stupor! Ì8 SCENA X. SORANZO e detti. Soranzo è seguito da valletti, da paggi e da famigli - Esso è ve- stito con molta eleganza e ricchezza - ha il sorriso sul lahhro - Si avanza in atto di galante ossequio verso Caterina, il cui tre- mito cresce ai suo avvicinarsi. Sor. Piena l'alma di ardente desio A te innanzi mi guida l' amor, Dolce sposa... — (fa per prendere la mano a Caterina che muta, pallida, immobile, pare nulla oda e nulla vegga - Ezzelino fa un passo in atto di minaccia - Contarmi d'un gesto lo trattiene, quindi si colloca fra Caterina e Soranzo, e si rivolge a quest'ultimo.) Con. ' Un istante!... degg'io Favellarti... — Sor. (con rispetto e sorpresa) Parlate, o signor Io vi ascolto... Con. Poc'anzi cadea La mia figlia prostesa a miei piè: Queste nozze di arcano terrore Han riempito il suo giovine core... Dal vegliardo staccarsi non sa Ch'ella forse mai più rivedrà... E troncar queste nozze chiedea... Sor. Oh! fla vero?... — (sorpreso) Con. (con dignità) Ma sacra è mia fè... — (a Soranzo) Se tu stesso non sciogli il mio giuro A ogni costo compito sarà... Dovess'anco dinanzi all'aitar La mia figlia di duolo spirar. Or decidi . . . Ezz. (tra sò minaccioso) Tal nodo fia sciolto 0 col brando saprollo discior. (nel dire le ultime parole si avanza alquanto e si scontra faccia a faccia con Soranzo - I due rivali si scambiano uno sguardo di minaccia e di sfida.) Sor. (ironico) Voi qui, conte?... Comprendo... comprendo... (lo trae in disparte, e a voce bassa e minacciosa) Voi l'amate...? Ezz. (piano, quasi a sfidarlo) Il diceste. . . Io l'adoro — SOR. (in atto di ferma e fredda risoluzione) E sta ben. . . - quell'ambito tesoro A un rivale contender saprò. 19 (forte a Con.)La promessa, mio padre, vi rendo... De' miei dritti valermi non vo\ . . — (movimento generale di sorpresa.) Ezz. Coro. Oh! sorpresa! CON. (con effusione, abbrac. Sor.) Mio figlio. . . mio figlio ! SOR. (calmo e impassibile indicando Caterina.) Che decida, che scelga il suo cor (Movimento generale d'attenzione o di curiosità - Caterina resta immobile e muta ). Con. (vivamente a Cat.) Parla dunque CORO (a Caterina) Favella Ezzel. (con impeto) Che tardi? (Caterina resta immobile ed estatica.) SOR. (a Cat. con voce alta e gesto impenoso, stendendo la mano verso di lei) In me figgi, o fanciulla, gli sguardi (Cat. si volge lentamente, e quasi attratta a forza, e fìgge gli occhi in quelli dì Soranzo.) Questa mano ch'io t'offro, l'accetti ... ? Parla Coro. Parla CON. (con insistenza) L'accetti? Ezzel. (con impeto) L'accetti? (Cat. resta nella sua immobilità, il suo petto si gonfiaci li- neamenti del suo volto sono contratti, essa tien fìtti gli occhi in Soranzo.) SOR. (a Cat. sempre dominandola con lo sguardo) Di tua scelta tu libera sei. . . Pronunziarla tu libera dei. . . (con forza sempre crescente ) Or rispondi. . . rispondi. . . rispondi CORO, (sommessamente e con curiosità) Ascoltiamo. . . Sor. (c. s.) L'accetti. . . CAT. (quasi vinta da una forza supcriore contro cui tenta invano lottare, pallida e strema di forze) Si. . . si. (Movimento generale di sorpresa negli astanti, d'inquietudine in Contarmi, di furore in Ezzelino, di trionfo in Soranzo) EZZEL. (prorompendo, a Caterina) Va. . . la menzogna orribile, Donna, ripeti a Dio. . . Vanne. . . che l'odio mio Sempre sarà con te E griderà: quest'empia Mentisce al mondo e al Cielo. . . Il nuzial suo velo Contaminato egli è. — SOR. (frapponendosi, calmo e dignitoso ad Ezzelino) Gli insani detti, o giovane Al vostro duol perdono. — Troppo felice io sono Per chiuder odio in cor. De' Contarmi l'ospite In voi rispetto ancora... — Ma può passar quest'ora... (minaccioso) Guai per entrambi allor! CAT. (sempre immobile e come trasognata, fra sè, quasi delirando) Da quale orrendo fascino L'alma è sorpresa e vinta? Da quali spettri cinta?... Tanto terror perchè? Ahi! dal fatai mio demone Ove son io rapita?... Manca la voce... Aita! Oh! chi soccorre a me? — Con. (cupo, fra sè) Mistero impenetrabile A me d' intorno io sento... — Fatai presentimento Stringe del padre il cor... — Fors'ella stessa vittima Si diede all' onor mio. — Deh! la proteggi Iddio! Salvami il mio tesor! CORO (parlandosi Fun l'altro sommessamente ed additandosi Guardate! come pallido Cat. ed Ezzel.) È della sposa il viso! Quel freddo suo sorriso Agghiaccia a tutti il cor... — : Guarda! l'ardente giovane A stento in sen raffrena La fiera e immensa piena Dell'ira e del dolor. — (Si ode dalla cappella una sacra musica - Tutti gli occhi si volgono a quella parte - Cresce in Caterina l'interna agitazione) 21 Coro interno di donne Pronto è già il rito - solenne e pio Ardon gl'incensi... - che tardi ancor?... Vieni, e quel detto - ripeti a Dio Che di due cori - fa un solo cor... — CAT. (trasalendo e quasi tentando di liberarsi a forza dal fascino otìA e Che fu?... quai carmi?... Padre? — avvinta) (fa un passo verso il padre - Soranzo si frappone, e la fissa negli occhi - essa si arresta ad un tratto) SOR. (a Cat. con galanteria) Diletta, Vieni... il domestico - tempio ti aspetta: Le tue compagne - presso all'aitar Odi... ti chiamano - più non tardar... (Caterina sempre come trasognata, macchinalmente gli si accosta a Ezz. (attraversandole la via con disperazione) lenti passi) Ferma... mi ascolta — Con. (con severità ad Ezzel.) Che tenti insano? SOR. (senza badare ad Ezzel. sempre fissando in volto Gat^e traen- Vieni... mi porgi - la cara mano dola a se col gesto) (Caterina obbedisce sempre macchinalmente.) TUTTI (meno Ezzel.) Pronto è già il rito - solenne e pio... — Ardon gl'incensi... - che tardi ancor? Vieni... e quel detto - ripeti a Dio Che di due cori - fa un solo cor... — Soranzo, dando la mano a Caterina, s'incammina verso la cappella - Tutti li seguono - Ezzelino con un moto di disperazione si pre- cipita sulle loro orme, ma un gesto severo di Centanni lo trattiene, QUADRO. ATTO SECONDO SCENA PRIMA. a tolda di una galera degli Uscocchi- A sinistra verso il fondo la stanza del Capitano sormontata da un fanale - All'ingiro le falche frammezzate dalle ferii oj e e dagli scali ai discesa - Nel mezzo l'al- bero maestro da cui discendono ad angolo sino alle falche del fondo le scale a corda, ed il sartiame praticabile - In cima al- l' albero una bandiera rossa - a due terzi dell'albero la crocietta pure praticabile, su cui si arrampicano salendo e scendendo i mozzi intenti alle loro manovre. li Uscocchi, sparsi qua e là, puliscono le armi e preparano il sartiame Coro Soffia, o vento, e via ne incalza Nuove prede a conquistar... — Ferve il sangue... il cor ci balza Quando siamo in mezzo al mar... — Questi flutti interminati Son la patria dei pirati — Ci fu culla, e regno, e aitar... Ci sarà sepolcro il mar. Parte ir corsaro - mia bella addio! Ei move in cerca - d'un gran tesor... — Dovizie e perle - per te desio Che non v' ha gemma - pari al tuo cor. — Ecco lunge è già la sponda Ecco... il cielo al mar fa guerra... E già Fonda sovra Tonda Si travolve e si disserra... — Ma al corsaro gioja e festa Sono i nembi e la tempesta... Fra le folgori ed i tuón, Scioglie allor la sua canzon. Bella fanciulla - giunge il corsaro; Carca ha la nave - di gran tesor... — Ei con le belle - non fa l'avaro Purch'esse prodighe - gli offrano il cor. SCENA IL 23 NAAM e detti. Naam scende dal ponte alla testa di alcuni Uscocchi - Essa è ve- stita da marinajo - porta alla cintola un gemmato yatagan e una ricca pistola. NAAM (dal fondo agli Uscocchi; Tregua ai canti perdio! - Sorgete... all'opra 0 neghittosi. (scende in iscena - quindi, rivolta agli Uscocchi che saranno rima- sti seduti o sdrajati? con piglio e accento minaccioso In piedi! in piè!... Non soglio Mai replicar del condottiero i cenni. USCOCCHI (si alzano e l'attorniano) Via! t'accheta Naam!... Naam Novella preda Io vi prometto pria che rieda il giorno. Al Leon di San Marco un'altra volta Ali ed artigli troncherem. — Se vela Spunta da lunge, al primo fischio, al primo Segno... qui tutti sulla tolda... — Andate Uscocchi (ritirandosi) Andiam, compagni - se il Duce il vuole All'opra all'opra!... - non più parole, (si disperdono in varie direzioni - alcuni si arrampicano sugli al- beri, attendendo all'opre marineresche). NAAM (seguendoli con lo sguardo) Poveri stolti! - liberi sul mare Come il mare si vantano... e d'un uomo Tremano al nome... - e anch'io Stolta com'essi! — (s'interrompe, sembra in preda a tetri pensieri, poi con impeto di passione) 0 Ciel! dammi l'obblio Chi mi tolse al sereno tramonto (con profonda Ai roseti del mite Ellesponto?... tristezza Perchè bramo sol nembi e tempesta E la calma m'incute terror? La convulsa mia povera testa, Madre mia, tu raccogli sul cor... — Oh! torniamo al sereno tramonto, Ai roseti del mite Ellesponto... Vola... vola segreto sospiro Alle care memorie di un dì, Al mio limpido ciel di zaffiro All' età che per sempre fuggì. — SCENA III. ORIO e detta, quindi gli USCOGCHI. Orio è vestito da Uscocco-Una folta barba gli altera il viso - È pal- lidissimo - Si ferma ad ascoltare la canzone di Namm con le braccia conserte al petto : poi le si accosta e con voce cupa : Sor. Sempre il passato rammentar ti ascolto 1 Naam (cupa) E il mio destino! Sor. (concentrato) Io pur ebbi un passato Come il tuo sorridente e innamorato, Sognai gloria... battaglie... e lauri... e amor; Ma passò la vendetta... e lo ha sepolto Nelle profonde latebre del cor. Naam (e 5.) Soffocarlo, o Soranzo, il tento anch'io Nell'ebbrezza possente, alta, infinita Dell'amor, che solcata ha la mia vita Con un solco di sangue, e di dolor, Amor che il mondo ha maledetto e Dio, Che crebbe nel delitto, e nel terror. Uniti siamo da una sorte istessa; (con impeto Terribilmente, mio corsaro, io t' amo, sélvaggio) Con te pugnar, con te morire io bramo, Anco nel foco eterno esser con te. Sor. (c. s.) E t'amo anch'io, come la sua leonessa Ama in Arabia dei deserti il re... — D'altro che importa? — Una VOCE (da lontano) All'erta! Altra voce (dalla parte opposta) All'erta! Naam Giunge L'attesa nave... odo il segnai. — Sor., (con gioja feroce) Ritorni Pur finalmente, sospirato giorno Di vendetta, e di sangue. — In sulla tolda Tutti all'istante... — Uscocchi a me! (gli Uscocchi accorrono armati da ogni parte) Uscocchi Siam pronti Comanda, o capitano. — Sor, Un'altra volt* Sul nostro nido piomba Il Leon di San Marco.., 25 NAAM (con impeto) E gli fìa tomba Inonorata il mar-..! Use. :(c s.) Noi lo giuriamo Naam (c. 5.) Alla pugna! Use. (c. s.) Alla pugna! Sor. (rapido e imperioso). In sulla prora A Naam il comando — (additando uno degli Uscocchi) A te da poppa! — Venti prodi a me intorno — (alcuni degli Uscocchi gli si stringono attorno) Ove maggiore Ferva la pugna ivi io sarò, chè spetta A me il Veneto Duce... — Orsù! coraggio! Uscocchi! all'arrembaggio! Tutti (con entusiasmo) All'arrembaggio! Sor. NAAM e CORO (con entusiasmo, traendo i pugnali) Uscocco! il tuo canto - di guerra si spanda; L'inutil moschetto - si getti da banda! In mano il pugnale - la spada fra i denti Ti slanci all'averla - superba galera... A basso l'odiata - nemica bandiera! Nessuno domandi - nè speri mercè. Fra il sangue e le stragi - più grande ti senti; Uscocco! alla pugna - dei mari sei re. (Si slanciano tutti verso il ponte - tuona il cannone dalie due navi - QUADRO su cui cala la scena). SCENA IV. Sala nel Palazzo del Governatore in Veglia - Nel fondo a sinistra, un verone che dà sul mare - Porta segreta mascherata nella muraglia, che a suo te?npo si apre - Porta nel fondo e a destra - Tavole, sedie, ecc. OSVALDO E GONTR ANO . La scena resta per alcuni momenti vuota - Si ode da lunge lo stre- pito della battaglia, misto a quello della bufera - Quindi entrano dalla destra Osvaldo e Gontrano, impauriti e stravolti. Osv. . Perdio! Gontrano, i fulmini Fanno una orrenda danzai Gont. Laggiù crollar pareano Le volte della stanza Osv. Di corvi un nero nugolo Ivi raccolse il voi... — 26 Qual segno di sventura Mi strinse di paura... — (si guardano attorno con Gont. Meglio qui stiam se attendere terrore) Dobbiamo il nuovo sol. (si sdraja sovra uno ' dei seggioloni presso al tavolo - Osvaldo si affaccia al verone ed osserva con curiosità Ebbene che vedi? Osv. Un vortice Di fiamme entrambi cinge Le navi... — Il Duce impavido Atterra, urta, respinge... — Sparve tra il foco.. — Accorrasi!... (Gont. balza Cielo! è ferito!... — al verone) Gont. Orrori Ecco il nemico incalza... Piegano i nostri... Balza Fra lor Naam... Osv. (osservando ansiosamente) I Veneti Ecco respinti ancor! Antenne, e sarte, ed alberi Piega e contorce il vento... — • I flutti si accavalcano... — Orrendo è tal momento!...— Gont. C& s.j Un albero è spezzato Ecco... un vascel gettato È in alto mar... (Jsv. (c. s.j Un grido Di rabbia alzò... — Dal lido L'altro è respinto... — Gont. Slanciasi Su lieve schifo un uom. . . £ qui si avvia! Osv. (con sorpresa e terrore) Gli s'aprono Le porte. . . eppur non è II Duce... oh! no!,, chè il solito Noto segnai non diè. . . — Certo ne son. . . — GONT. (con inquietudine crescente) Gli rendono Supremi onor le scolte! . . — Veggo le torcie splendere Sotto le oscure volte Dell' atrio, . — Osv, (c. s.) E chi sarà? — Gont. fc, s.) Donde... perchè verrà? — 27 , SCE&A V. EZZELINO e detti. Si spalanca la porta del fondo e si presenta fra soldati Teneti Ez- zelino avvolto in ampio mantello. EZZEL, (dalla soglia ai due capitani) Un Commissario Veneto annunziate Al signor vostro. — * Osv. (incerto) Assente egli è. . . suprema Cura a San Silvio il trasse. — EZZEL. (fa un moto di sorpresa, poi ad Osy.) E il SUO ritorno? Osv. Tra brev'ora accadrà. — Ezzel. Sta ben. — » Chi restò ' » Dell'isola a difese? — Osv. Io. — Ezzel. Di quai forze » Dispor potete, o capitano? — Osv. • Sola » Una galera ho meco. — Ezzel. (s. s) E le àltre? Ovs. Il Duce » A San Silvio le inviò. . . dove più forte » Degli Uscocchi è la possa Ezzel. E presso a Veglia » Son essi. . . — Osv. Il sò — Ezzel.. (con ira crescente) Sin quasi in porto osaro » La mia nave assalir - Nè della pugna » Al rumore accorreste 1 . . E che?., di core » Mancate, o d'armi? — Osv.- (con simulata dignità) Ne di cor, nè d'armi — » Del Duce il cenno ad impari battaglia y> Non cimentar mia debil forza impose. . . — » Obbedire e tacer spetta al soldato Ezzel. » Stà ben. . . » ite, . , qui aspetto Il Signor vostro... — (Osvaldo, Gontrano e i soldati si ritirano) SCENA VL EZZELINO solo. Ezzel. (sedendo presso al tavolo) È strano inveri ... Sospetto Di codardia Soranzo! . . egli I — Qui certo Un mistero si asconde. . . — Oh ! se allo sguardo Sfuggì dei Dieci, non potrà dell'odio Allo sguardo sfuggir. . . — Terribil conto Tu mi devi, Soranzo ! . . — (Resta immerso ne' snoi pensieri - poi con tristezza) Ohi rivederla! Rivederla!., ma d'altri! — In tale accento Quanto affanno si chiude. .. e qual contento! CATe (Da lontano) Peregrinando per immensa via, Guidato dalla speme e dall'amore, A me ritorna, unica gioja mia, A me ritorna, o mio fedel cantore. — EZZEL. (Trasalendo) È la sua voce! — Memore il €or Ripete il canto — del primo amor (Continuando la canzone, quasi cedendo alle proprie rimenbranze Innamorata il ciel varca la luna. Geme di amor la placida laguna. . . — Di arcane voluttà piena è quest'ora. . . — E tu non m'odi. . . ! e tu non vieni ancora (Durante il canto di Ezzelino si apre lentamente la porta segreta e ne viene Caterina) SCENA VII. CATERINA ed EZZELINO CAT. (riconoscendo Ezzelino) AhJ EZZEL. (con un grido) Caterina! — €at. con esaltazione) Fratello mio! A me ti trasse la man di Dio (si gettano l'uno nelle braccia dell'altro) Ezzel. Ah! ti riveggo! — Sien grazie al fato Che a tale gioja — m'ha riserbato Cat. Ah! ti riveggo! — Mei disse il core Che a me tornavi — mio dolce amore insieme Celeste ebbrezza! gioja suprema] Che vai s'è in terra — per noi l'estrema? EZZEL; (Colto da un pensiero si svincola dalle braccia di Cat. e respingendo No. . . dì Soranzo — nobil contessa Indietro!., indietro! — Cat. Cessa!., deh! cessa... Troppe del core — furon le pene, Troppo mi pesano — le mie catene Ezzel. È giusto il cielo-: — non v'ha mercè Per chi spergiura — tradì la fè — Speme e perdono — per M non v'ha Cat. M'odi.. (con disperazione) EZZEL. (respingendola) No. . . Cat. (e. ài M'odi — di me pietà! Oh! sai tu da quali spasimi Questo cor mi fu costretto E sul letto — maledetto, Ove assi desi il terrore Che paure desolate!. Quali veglie interminate?. . — Deh! mi salva! o al mio dolore Dia riposo è tomba il mar. Ezzel. (con affetto) Da te lunge io pur traea Tetra e squallida la vita; Avea l'alma inaridita, Rinegato avea l'amor; Ma una voce mi dicea : Ella è misera e non rea, " Va. . . la strappa al suo martirio, Va. . . soccorri al suo dolor. Cat. (con tristezza) Oh! ritorna al mio padre diletto, Digli tu che anco un anno io l'aspetto, Ma che poi di tristezza e di duolo Sarò morta in quest'arido suolo. . . — (con abbandono) Ma per te nella gelida fossa Fremeranno d'amore quest'ossa Ezzel • (con impeto di gioja) Ah! tu m'ami! . . Ripetilo aocen Questo detto m'innebria d'amor! Cat. No. . . mi lascia Ezzel. («fc s.) Quel detto ripeti Cat. Son fuggiti quei giorni sì lieti E per sempre! Ezzel. (c s.) Che importa...? se in core Non ci langue la fede. . . CAT,. (con abbandono) E l'amore 50 insieme — Oh! torniamo a Venezia — alla bruna Sua laguna — ed a nostri bei dì — fquasi rapiti in estasi) Di arcane voluttà piena è quest'ora, Favellano di amore e gli astri e i fior. . . Arpa del cielo. . . palpito del mondo Sei la voce di Dio, sublime amor. — Amiamci. . . amiamci. . . a questo amor profondo Vittima, altare, e sacerdote è il cor SCENA VII. SORANZO e detti Soranzo si presenta sulla porta di mezzo, splendidamente vestito da Governatore di Veglia — È molto pallido — e tiene la mano si- nistra sotto il giustacuore. Sor. Salute di Venezia Al Nobile Legato EZZEL. Soranzo! — (con sorpresa) CAT. (con terrore) Oh ! Cielo ! SOR. (fra se, dopo aver portato lo 'sguardo sopra i due amanti) Io fremo! Alta ragion di Stato (ad EzzeL con ironia) In questo lido estremo Certo vi trasse. . . EZZEL. (con minaccia) È Véro. . . Alta ragione SOR. (con ironia crescente) E intanto, Gentile cavaliero, Della beltade il pianto Tergete, e le ansie trepide Sgombrate a lei dal cor — EZZEL. (con collera repressa) Conte Soranzo. . . (si volge e si scontra faccia a faccia con Soranzo, lo fissa in volto e sembra colpito da improvviso pensiero, fra sè) Oh! strana Rassomiglianza! Sor. (riconoscendo a sua volta Ezzelino, fra se) E désso! Oh! rabbia! — (ad Ezzel. con dissimulazione) Di tal ospite Indegno è questo tetto — Renderlo caro e accetto La sposa mia potrà 51 Ben giunto ognora, nobile Signor. . ♦ — Càt* (fra sè, osservandolo) Che sguardo atroce I Indomito e feroce L'odio nel cor gli sta — Ezzel. (con accento ed atto solenne) Scherno è a ladron, Venezia D'onta sul mar coperta, Avvolta di gramaglia. De' tìgli suoi deserta, » Conto di vostra fede » Per bocca mia vi chiede Sor. » Bada.,., (minaccioso) Ezzel. (con forza) Minacci?.., Ascoltami » Tuo giudice quison Sor. (minaccioso) Parla Ezzel. (c. s.) Nel porto furono Del prò Venier le navi Arse. . . e al ferocescempio Tu spettator restavi. . . Sei de' corsari un complice. . . Un traditor sei forse. . . ? (Soranzo mette la mano alla spada, Caterina , che durante tutta h scena avrà seguito cogli occhi ogni movimento del marito, si slan- cia fra loro) Cat\ (a Sor.) Che fate voi? Sor. (minaccioso ad Ezzel. ) La mano Ratta al mio brando corse Non obbliare, o giovane, Ch'ei mi potria tentar (con dignità) Conto dell'opra mia Al Tribunal supremo Darò dei Dieci. . . Ezzel. E sia. . . Eppur quel volto... è desso (fra sè, osservando Sor.) Ridete, Conte. . . Invero (a Sor : fissandolo) Rassomiglianza strana Fra voi discerno. . . — SOR. (interrompendolo vivamente con inquietudine e minaccia) E chi? Ezzel. E il capitano Nero, (fissandolo sempre più) L'uscocco condottiero Che il brando mio ferì (i suoi occhi si fermano sul braccio sinistro di Sor; e non li stacca SOR. (con collera) Che dite?..* più di là 32 Ezzel. (con ironia) È un vii l'intrepido Ladrone SOR. (frenandosi a stento) Un vii! EzzEL. (c. s. con ira ma) Premete D'ira per lui? SOR. (prorompendo) No. . . d'odio — Vien. . . del tuo sangue ho sete... Cat. Ei si tradì!.. — (con orrore, fra se); EZZEL. (afferra Soranzo pel braccio sinistro e stringendoglielo Ibi- Calmatevi temente) SOR. Ah! (dando un grido) (egli non regge al dolore, invano tenta vincersi, vacilla, e cade, CAT. (accorrendo a lui) Che fu?. — y sopra una sedia EZZEL. (fra sè in disparte) È desso. . . Cat. (a Sor.) Ebbene? SOR. (alzandosi sorridente, e affettando calma, ma reprimendo a stento l'ira e lo spasimo) Nulla. . . talor mi viene Ad agitar lo spasimo Di una ferita antica. — (si volge a Cat.) E ver, mia sposa? CAT. (pallida e tremante) Sì — SOR. (fra sè, guardando Ezzelino) Sciagurato!., che speri?., che tenti? Hai segnato l'estrema tua sorte, Questo arcano fatale di morte Nel tuo core sepolto sarà — EzzEL.(fra sè) Quale arcano tremendo, funesto Mi agghiacciò di mortale terrore ! 0 mio puro, mio nobile amore, All'infame ti giuro strappar Cat. (fra sè) Dunque è vero? . . di un empio ladrone Di un corsaro la sposa son io ? Deh! Signor... mi concedi Tobblio! L'onta infame ch'io possa scordar! SCENA IX. NAAM, SOLDATI, CONDOTTIERI, e detti Naam si presenta sulla porta di mezzo, seguita da alcuni condot- tieri e soldati Veneti — Essa è vestita riccamente da paggio Greco — il pugnale alla cintura Naam (dalla soglia) Una galera in porto Giunge — il leone alato Spiega Ezzel. (con gioia) É la mia — Catv (fra sè con giubilo) Salvato! Gran Dio! salvato egli è! Ezzel. Parto — Sor. (piano a Naam) Tu resta, (dissimulando ad Ezzel.) Pria Che il tetto mio lasciate, Bando agli antichi sdegni Dell'alme nostre indegni! Ecco la destra mia, (gli stende la mano) Vi offro fedele un cor* Ezzel. Dissimular mi è forza (fra sè) (gli stringe la mano) Parto CAT* (con un grido appassionato, facendo un passo verso di lui) Ezzelino ! Sor. (frapponendosi, e indicando a Caterina 1' uscio a destra con gesto imperioso) Là — * (Ezzelino esce per la porta del fondo - Caterina dominata dallo sguardo di Soranzo si ritira a destra - I condottieri e i soldati seguono Ezzelino - Quando tutti sono usciti Soranzo si avventa all'uscio di destra e lo chiude - quindi trae a sè Naam.) Sor. (a Naam) Udisti? Naam. Sì. Sor. Queir uomo # Viver non dee Naam Morrà Sor. Raduna i nostri - inseguilo Sul mar... t'affretta... va. Naam In me t'affida,., il mare Tomba a colui sarà. Sor. Va..* su lui ti avventa e piomba Come il turbo e la tempesta... Va... lo atterra e lo calpesta, L' odio mio confido a te..* Va... l'arcano a me fatale Gli ricerca in fondo al cor... — Vanne... vanne - il tuo pugnale Or consacri il nostro amor. Naam Son la figlia del deserto... D'odio e amor vicenda eterna, E terribil mi governa; (Jual mi vuoi sarò per te. — D'odio orribile e mortale Già mi freme e balza il cor... — T'amo... t'amo... - e il mio pugnale Or consacra il nostro amor. (si abbracciano e si dividono - Naam esce precipitoso per la porta segreta - Soranzo dal fondo - Gala la tela.) ATTO TERZO SCENA PRIMA. ^Gabinetto di Soranzo nel Palazzo del Governatore Veneto in Ve- glia - Nella parete laterale a destra una segreta mascherata nel muro che conduce air appartamento di Caterina - nella parete del fondo, a sinistra altra segreta che aprendosi lascia vedere una scala a chiocciola scavata nel vivo sasso - Nel mezzo della scena un divano aW orientale, a> cui piedi una pelle di tigre - Presso al divano uno sgabello, su cui gettati in disordine gli abiti da Uscocco che indossava Orio, neW atto precedente - Non lungi dal divano un tavolo su cui un mappamondo , un cannoc- chiale nautico, e gettati alla rinfusa pugnali, sciabole, un mo- schetto, una clessidra, una maschera, ecc., ecc. - A piedi del idi- vano una molla che scattando apre una bottola molto ampia, da cui si vede una scala praticabile che conduce ai sotterranei. All'alzarsi del sipario Orio è rovesciato sui cuscini dell'ottomana nel massimo disordine - Presso a lui la spada e una pistola - Una lampada vicina a spegnersi pende dalla volta - La scena è nel- l'oscurità - Il sonno di Orio è agitato e convulso - Si apre len- tamente la segreta a destra, e viene Caterina pallida e agitaiissima. SORANZO e CATERINA. CAT. (avanzandosi quasi tastone e con mistero) Orrendo vel, che il vero Mi ascondi, io vo' squarciarti. — Ad ogni costo Una certezza io vo\.. — « L'intemerato » Nome dei Contarmi, intemerato » Padre, ti serberò... dovessi l'onta » Cancellar col mio sangue... » — Intorno regna Tetro silenzio : — andiam (si avanza con mistero, e giunta presso l'ottomana si ferma osser- vando Soranzo) Ei dorme! — Come Pallido ha il volto ed agitato! — Ei balza Dagli origlieri... — Visioni orrende Par che il sonno gli turbino — Macchiato Di sangue egli è!... del proprio sangue!... (indietreggia con ribrezzo, e quasi impaurita, indi ricomponendosi) Fiacca Anima mia, coraggio! (si avanza risoluta - vede gli abiti di Uscocco, e con inquietudine) Dio ! quali spoglie ! (le riconosce e getta. un grido) Ah!... — .56 SOR; (destandosi di- soprasalto) Chi parlò?... (Caterina dà indietro cercando di giungere alla porta da cui è v nuta - Soranzo tende l'orecchio, ode il rumore dei passi, e dirige verso di quello) Chi move Laggiù? -r- (ha quasi raggiunto Cat.) Mortale,, o spetro D'inferno... parla... non mi sfuggi... — CAT. (allontanandolo, con gesto imperioso) Indietro! SOR, (dissimulando l'ira, in atto cortese) Voi contessa t — e perchè sì turbata? Quello sguardo smarrito perchè ? Questa soglia che a tutti ho vietata, A> voi sola interdetta non è: Mi sapeste ferito.... e pietosa Dolce sposa - veniste al mio sen... — CAT. .indietreggiando, con racapriccio) Lunge !... indietro !... ribrezzo mi fate Vi scostate - corsaro da me SOR. (prorompendo e afferrando Cat. per la mano; Tu profferisti - fatai parola! Paventa , donna - sei con me sola E nel tuo petto - Tempio sospetto Fia suggellato - dal mio pugnai Cat. (svincolandosi) Vili... sette volte - vile assassino? Vile ti grido - vile ti sfido L— Vibra se Tosi - prode campione... — Trema al ladrone - la mano e il cor. Sor. 0 donna badai - trarmi air estremo Vuoi tu ?-., Cat. Lo voglio: - di te non temo Lo sguarda a terra - dinanzi a me: Sono il tuo giudice - il reo tu se' — Ah h nel disprezzo il core Trova il primier vigore... — Sì, per te sol la gogna , là. obbrobrio, e là vergogna: La infamia del tuo nome Rigetto, o vii, da me! Sor. (fra sècon terr.) Perchè tremar ti senti, Mio core, a quegli accenti? Tanto ascoltar potei... E. vive ancor costei!... — Ti Ali ! che il rimorso un vano Bugiardo suon non è! H \vr. (imperiosa a Sor. che si trova fra lei e la segreta di sinistra) Mi sgombera il passo - Sor. Mi ascolta!... mi ascolta: Di quanto vedesti - mi giura V oblio... E forse gl'insani tuoi detti poss' io, 0 donna, a tal patto - soltanto, scordar. Cat. Tua ^complice farmi! - Sor, Lo giurai.. Cat. Giammai ! Ben venga la morte ! Sor. (con ferocia) La chiedi... e l'avrai. (Cat. si precipita verso la segreta a sinistra) SOR. (le si pianta dinanzi ritto e terribile, e stendendo verso di T'arresta. lei la mano) CAT. (con resist. energica) No... Sor. (p.s,j II voglio - lo impongo... Cat. (c: s.j • Mi lascia... Tua possa è cessata Sor. (& s.j' T'arresta! CAT. (con disperazione, scuotendosi a forza) No... no SOR. (con insistenza disperata) Lo voglio... lo voglio — CAT. (quasi domata, portando una mano al cuore) Che orribile ambascia! Sor. Ce. s.j Invan mi resisti... — CAT. (con voce soffocata, dibattendosi sotto il fascino che l'aggrava) No... prima morrò... — Qual fascino orrendo - mi avvince... mi lega Che lotta tremenda! Sor. (con uno sforzo supremo, ripetendo il gesto di minaccia e di Ti piega... ti piega comando) CAT. (cadendo smarrita, estenuata, esanime ai piedi di Soranzo) Ah! SOR. (contemplandola con feroce allegrezza) Vinta - domata - prostrata a' miei pie! — Nè cielo nè inferno - può toglierti a me. — Perir tu devi - nè forza umana Muta la legge - del mio destino... — Sonala valanga - che scende a frana E tutto atterra - nel suo cammino... — Dall'ira eterna - segnato in fronte Del marchio orrendo - son di Caino... Guai per chi lotta - coll'uom dannato! Guai per chi scontro - sul mio sentieri Cài. (con esaltazione sopranaturale) Già raggiante - mi sì apre il cielo- Di gioja immensa - piena è quest'ora; Libera alfine - dal mortai velo... Mi attendi, o padre - ...volo al tuo sen. — SOR. (fa uno sforzo sovra sè stesso e alza su Caterina il pugnale) E dunque muori... SCENA IL . NAAM e detti. (Naam è pallidissima, ha le vesti in disordine e insanguinate - Essa balza dalla segreta a sinistra , ferma il braccio di Orio , gli strappa di mano il pugnale, sospinge a forza Caterina verso la segreta a destra) Naam Là SOR. Che tenti? — (minaccioso a Naam) CAT. (neir obbedire macchinalmente e come trasognata a Naarn; Ohi cieli pietà (la segreta a destra si chiude - breve silenzio) SCENA III. NAAM e SORÀNZO. Sor. Che facesti, o sciagurata? Xaam La tua fede ho a lei rapita, Ài dolor Tho condannata... Or le salvo almen la vita — Sor., (con dispe- Non sai tu che il mio segreto razione) Il suo sguardo penetrò? Non sai" tu che s'ella vive Sul patibolo io cadrò ? Naam (raccappricciando) Taci.... taci - La sua tomba Or suggello... (si slancia alla segreta a destra, e spezza il pugnale nella serratura : quindi indicando la stanza di Caterina, con voce cupa) E qui morrà... Di mìa mano. Sor. (ansiosamente) Or dì... Ezzelino?... Mi rispondi!... Naam (cupa) È spento! , Sor. (con gioja) E spento! 39 NAAM (mostrando le mani e le vesti lorde di sangue) Questo sangue è suo — lo vedi: — Caldo ancora... ancor... lo sento — (con ribrezzo Sor. Oh! ti calma! convulso) NAAM (con impeto ed accento terribile) Il mio destino Stretto è al tuo da un nodo orrendo... Mai, Soranzo, non tentar Questo nodo di troncar... Noi potresti! — In vita e in morte Sempre unita io son con te. (si odono dal sotterraneo tre colpi come di un timbro) Sor. Il segnai! Naam Gli Uscocchi — SOR. (con improvvisa decisione, traendo a sè Naam, guardandosi attorno, a voce bassa) Or bene M'odi... m'odi... e non tremar Dessi l'armi a mia vendetta Fur NAAM (cupa, cogliendo il suo pensiero) Quest' armi or vuoi spezzar ? Sor. (c. s.J Lo dicesti - del delitto... Naam (c. $.) Ogni traccia cancellar... SOR. (abbassando ognor più la voce) Da miei complici mi puote Un veleno liberar... — D'oro han sete queste jene... (marcato) Darai loro... e vino ed or (Naam rimane im- M' intendesti ... ? mobile e come inorridita) Naam Sì... t'intendo, (scuotendosi) SOR. (indicandole una coppa che si trova con varj nappi sui tavolo) Questo è il vino. — Naam (con uno sforzo) Or apro a lor. (Naam apre la segreta a sinistra: entrano Osvaldo, Gontrano e gli Uscocchi.) SCENA IV. OSVALDO, GONTRANO (vestiti da pirati) USCOCCHI e detti. a f j§ Condottiero... i cenni tuoi ConV Ì § Son GOmV[ii — Estinto egli è : Toro i a Le sue sPQglie sanguinose j ^ 6ra|.> omaggi0 offriamo a te. (gettano sullo sgabello alcune ricche vestimenta , ed alcune armi) 40 Sor. (con gioja feroce) Vendicato appieno io sonò: Pari all'opra il premio io dono. — La battaglia a me narrate. Gont. j (attor-, Odi or dunque, o condottieri Osv. ' niai> Ci gettammo su lancia leggiera Coro ) dolo) Venti soli... ma pronti a morir... Proni, muti, la mano al pugnale, Fissi gli occhi al nemico fanale, Inseguimmo l'odiata galera, Il suo solco seguendo sull'onde, Finché tutte scomparse le sponde, Sola fu col nostr' odio, e col mar. Allo scroscio di folgori orrende Noi d'un salto sul ponte balziamo... Atterriamo, feriamo, uccidiamo... — Chi resiste all'Uscocco furor? — » Lo spavento già invade la ciurma... » Chi bestemmia, chi piange... chi cade... » Gettan l'armi... domandan pietade... — » Ma l'Uscocco quartiere non dà. Ecco un prode che i vinti raduna... Già la pugna riarde più fiera; Ma al valor non arride fortuna Cadon tutti... rimane uno sol... — Egli afferra la vinta bandiera E con essa nel mar si slanciò... Ma dall'onde sospinto, travolto Là sepolto - quel prode restò. Sor. 0 miei gagliardi, degna Fu di voi la battaglia. — I miei tesori Io vi dischiudo... (accostandosi a Naam, che muta, immobile, con le braccia incrocciate al petto sarà rimasta sul di- nanzi della scena) E tu, Naam, il canto Sciogli della vittoria... e mesci ai prodi Di Cipro i vini. — Coro Al Duce gloria! SOR. (piano e rapidamente a Naam) Tremi? NAAM No... no... tu il vuoi? — La sorte (agitata e convulsa) È gettata. Coro Naam, ci mesci e canta. NAAM (con allegrezza febbrile) Di gioja io canto (fra se, cupa) È la canzon di morte! 41 (Gli Uscocchi prendono le tazze che sono sul tavolo — Naam la coppa, e mesce loro il vino avvelenato: — Soranzo, ritto sul primo gradino della scala a chiocciola osserva la scena, indi si allontana dopo i primi versi) NAAMi(con impeto delirante) BeviamL. beviamo!... - Vino ed amore! BeviamL. nel vino - si anneghi il core! Morte al pensiero - cruccioso e rio! Gioja ed obblio! » Viva T ebbrezza - che in denso velo » Spesso ci asconde - la terra e il cielo » Tutto è per l'ebbro - sorriso e festa... (cupa) » Perchè si desta? » Doman lo aspetta - forse la tomba... — (con iscoppio di gioia convulsa) ce Beviam! beviamo! - l'ebbro vi piomba » Senza ricordi - senza pensier... — » Vivano i sogni!..- - sia morte al ver. Dorati fantasimi Dal nappo sorgete; Intorno danzateci Imagini liete,.. — Pietose copriteci Con l'ali la vita... Finch' ella è compita Seguite a danzar. Coro (bevendo) Dorati fantasimi Dal nappo sorgete... Intorno danzateci, Imagini liete... — Pietose copriteci Con l'ali la vita... Finch' ella è compita Seguite a danzar. (Soranzo si presenta sulla segreta di sinistra con una fiaccola in mano — Gli Uscocchi già ebbri a mezzo, lo riconoscono, e si aprono in due ale) Use. Il Duce — Sor. (si avanza in mezzo a loro) Oro chiedeste Uscocchi... ecco dell'oro (getta loro mucchi d'oro) Use. (gettandosi sull'oro con avida gioia) E sia ben giunto ognor! (mentre gli Uscocchi in un gruppo a destra sono intenti a dividersi l'oro, Soranzo si accosta a Naam c la trac sul dinanzi) T 42 SOK- (a voce tassa, a Naam) Ebbri:., son già costoro? NAAM (sorridendo di un riso convulso, piano a Sor.) Ebbri!... sì... ebbrezza orrenda! Chiudon la morte in cor. — Sor. (c. s.J Silenzio ! Use. (con gioia a Soranzo) Onore e gloria AJ prode Capitano Che prodiga ha la mano E inebbriante il vin~. SOR. (forte agli Uscocchi) Non più, compagni. Solo Con la vendetta mia Esser desio... — Partite... La sotterranea via, Che guida al mar, seguite (agli Uscocchi che esitano, con accento di comando) Voglio così... ] (batte col piede sulla molla: si apre la bottola e si vede la scab che conduce ai sotterranei) Use. (inchin. sommessi a Sor.) Partiam (scendendo la scala) Dorati fantasimi Dal nappo sorgete.., Intorno danzateci Imagini liete... — Pietose copriteci Con l'ali la vita Finch' ella è compita Seguite a danzar, (il brindisi si perde in lontananza — la bottola si rinchiude^ SCENA V, NAAM e SORANZO. SOR. Chiusa è la tomba (battendo col piede sulla bottola) Un grido (di sotterra) Oh! cielo! Naam Qual grido! (rinculando impaurita) Sor. Or via! fa cor. Altro grido Inferno e morte! (c-s.j Naam (p> s>) Io gelo! Sor. Naam!... (scuotendola) Naam (come in -delirio, respingendolo) Mi desti orror. 45 Sor. -(con gioja feroce) Ancor brev'ora... e tutto Quivi sarà distrutta La colpa, e la memoria Il foco struggerà... — NAAM (sempre fuori di sè, tendendo l'orecchio con terrore crescente) Tutt' ora tace,.. Morti ! Gran Dio!... morti son già. Use. (dai sotterranei) Dorati fantasimi Venite, sorgete; Intorno danzateci, Imagini liete. NAAM (all' udire quel canto indietreggia come inseguita da fantasmi, e i cori un grido acuto) Ah! i morti ancor risorgono Per mìo terror... li vedi! Sor. Eterno sonno dormono Gli estinti - a me lo credi (cercando di trascinarla seco) Vieni a Venezia... — NAAM (sciogliendosi dalle sue mani) A morte Ivi corriam. — Sor. (sorrideRdo) Follie! Chi delle colpe mie Accusator sarà? Use. (dai sotterranei con voci fioche e affannose) Dorati fantasimi Venite, sorgeta.. — Intorno danzateci Imagini liete.,. — con voce sempre più fioca, e con accento disperato) Orrore! . , terrore! Traditi noi siam. . , — Son chiuse le porte... Nel seno la morte Chiudiam... Maledetto Di Giuda il banchetto L'infame convito Vi renda il signor. . . . (con voci interrotte) Gran Dio!.,... ci perdona Dell'alme. . . pietà ! NAAM (con ispavento crescente) I morti favellano — Terrore supremo! 44 SOR. (trascinandola verso la segreta di sinistra) Vien meco a Venezia Felici saremo (s'ode un lontano e eonfuso rumore) Già crepita il foco Andiam. . . chè fra poco Qui freddo silenzio Per sempre sarà — NAAM (con terrore) Ma ognora il rimorso Nell'alma vivrà! Le fiamme cominciano a penetrare nella stanza — Soranzo trascina a forza Naam verso la segreta a sinistra e ne spalanca la porta — La scala è già in preda alle fiamme — Soranzo afferra Naam fra le braccia, e scompare con essa. — QUADRO - Cala il sipario - ATTO QUARTO SCENA PRIMA. La Piazza di S. Marco in Venezia, veduta obbliquamente - nel fondo le colonne, tra cui si vede la Piazzetta e più in là la laguna. Lateralmente a destra la chiesa di San Marco, di cui si vede la porla principale aperta — A sinistra nel fondo gli edifizj che fiancheggiano la piazza, i quali si perdono in lon- tananza — tutte le finestre sono coperte di ricchi arazzi — Sulle colonne sventolano le bandiere della Repubblica. — È sul principiare della sera — Yarj crocchi di Popolani, Marinai, Soldati ecc. ecc. sono sparsi per la scena — mentre i mozzi delle navi, e altri soldati vanno e vengono, intenti agli apparec- chi della partenza — Dalla sinistra dell'Attore vengono processionalmente varie ORFANE, seguite da parecchie DAMIGELLE VENETE che portano funehri ghirlande — Dietro ad esse alcuni ROMITI: indi il vecchio Doge FRANCESCO CONTARINI, al suo fianco sta ORIO SORANZO che veste la splendid' assisa di Grande ammiraglio Veneto, I DIECI, GLI AVOGADORL I SIGNORI DELLA NOTTE, IL SENATO con lungo seguito di Condottieri, di gentiluomini ecc. Il f'unehre corteo attraversa la scena ed entra in Chiesa — Esso è preceduto e seguito da valletti ed Arcieri che portano torcic accese — ■ Sul passaggio del corteggio il popolo, che ingombra la scena, si scopre formandogli ala,, e s'inginocchia. Coro di donne. Pronto è già il rito — solenne e pio. . . — Per te una prece — serba ogni cor. Vola, o beireima — nel sen di Dio, Ma a noi dal cielo — riguarda ancor Ahi ! nei giacinti — mutar le rose! Nel drappo funebre — di nozze il vej! La più leggiadra — jer fra le spose. . . II. più bell'angelo — ogg* nel del! (11 canto si Va allontanando — il corteggio entra nella Chiesa) 4G SCENA IL NAAM sola Naam, avvolta in ampio mantello, viene dalla sinistra, guardando at- torno con inquietudine come cercasse qualcuno — Essa è in preda ad una violent' agitazione Naam Ancor non giunse. . . e questa è Torà, e il loco Che al convegno fissai. . . Taci nel core, 0 desio di vendetta . . . ancor per poco 1 tuoi palpiti frena. . . (guardando nella Chiesa) Son già nel Tempio a pregar pace all'alma Della tradita Caterina. . . — ed osi Tu, mentitor sacrilego ! . . piegarti A quella bara inanzi? . . — {con impeto d'ira crescente) Orio. . . paventa, Paventa Uscocco. . ! — Il vecchio Doge . . i Dieci. . Il Senato. . . la patria. . . il mondo intero Ingannasti, o fellon. . . — ma non s'inganna Naam. . . lo sai. . . Ben tei diss' io — fatale Nodo ci stringe. — In dono L'abbandon tu mi dai. . . dono condegno Il patibol ti appresto.. . — Per vendicarmi. . . e poi morir. . . qui resto Di un amor tremendo e fiero 0 Soranzo, un dì t'amai, Patria, e fede io t'imolai. . . Forse. . . ah ! forse io t'amo ancor. — Ma tremendo avvampa To con terrore crescente, quasi delirando) D'orror mi si rizzano — in fronte i capelli. . . — Fatale prodigio! — si schiudon gli avelli! » E i morti s'innalzano — dal gelido suol » Ancora ravvolti — nel freddo lenzuoll — » Sospinto, travolto — per ripido calle » Dinanzi ho una bara — ho il ceppo alle spalle ! Gigante uno spetro — mi appare. .. mi arresta. . . Al ceppo mi spinge. . . — Ti scosta. . . pietà! CON. (con emozione crescente, abbracciando la figlia) Oh! figlia!., ed è vero? — Ti stringo al mio core Al padre deserto — ti rende il Signore! Se sogni son questi — ch'io mai non mi desti! Concedimi eterno — tal sonno, o Signor! Cat. (al padre) Oh ! pàdrel la figlia — ritorna al tuo cuore Da lungo percossa - tremendo dolore: — Oh! padre! son io - la sposa dì Dio Nè temo... nè spero - più nulla quaggiù. Ct)RO (sommessamente osservando Soranzo) Fia vero?... un Patrizio! - che atroce delitto! Fatale un arcano ! - celato qui sta Ma in pagine eterne - l'esempio fia scritto Che al mondo sorpreso - Venezia darà. Tutti (a Cat.) Paria o donna. Cat. (calma, solenne) L'accusa io confermo Ch' Ezzelin sul suo capo slanciò. — TutTi Reo Soranzo! (con orrore; Con. (a Sor.) Ti scolpa. Sor. (con fìnta dignità) Vi rendo La mia spa-da - prigione mi do (Egli consegna la spada a Messer Grande - i Signori della Notte lo attorniano.) Al Consiglio - traetemi inante... — Con. Qui favella - Venezia ti ascolta A supremo giudizio raccolta Sor. Pensa... pensa... (marcato) Con. fc. sj Lo impongo — Sor. Sia pur! Han mentito - d' empio amore A costor divampa il core, E l'adultera, e il suo drudo La mia morte hanno giurato Sacramento al lor peccato. Cat. Vile!... (con un grido) EZZEL. (con impeto, slanciandosi verso Soranzo) Infame ! — Coro (con sorpresa) Orrore! orrori — l DIECI (solennemente a paterina) Ezzelino amasti? — CAT. (con alterezza e dignità) Sì* ! Dieci (e. s.j L' ami ancor ... ? — Cat. fc. s.J S'io l'amo!... Sì (con impeto crescente) L'amo d'immenso amore Che mi fa santo il core, Che la terrena argilla Sublima, e innalza a Dio;,.. — Sposa del ciel... superba Vo dell' affetto mio, Tanto immortali palpiti Lo stesso Dio gli diè. — Con. (respingendo Cat.) Va maledetta... — ■ SCENA VII, NAAM e detti. NAAM (rompendo la folla e precipitandosi nel mezzo) Padre... noi dir?... — Alla innocente non maledir... — SoR.(atterrato) ». Naamf oh! cielo — d'orrore io gelo » (supplichevole) NaamL. Naam fc. sj È tardi... - Parlar vogl'io Sono la vindice - mano di Dio « Che inesorabile - piomba su te... — Con. « Parla Coro m Favella Naam « Popolo stolto » Il reo che cerchi lo vedi — è là — (addita Sor. a Nel bieco sguardo - nel bianco volto a Scritto il rimorso - la colpa sta. » Egli Uscocco, in ogni mare Depredò le tue galere... Delle vinte tue bandiere Fe' trofei pe' suoi ladron. — Fui sua amante... fui sua complice... Né da te vogl' io pietàv — Popol godi... — un ceppo solo Per entrambi basterà. — Con. (solennemente) Orio Soranzo... che risponder puoi All'accusa mortale? — Sor, (con Sbattimento profondo) Io-Lv Nulla- TUTTI (con sorpresa e raccappriccio) Nulla! Parte del coro 1 colpevoli a morte... I Dieci (solennemente) A morte. — Tutti A morte!.. Con. Ezzel. e Coro Orio Soranzo - è condannato Al ceppo infame - dei traditori Del vii ladrone - sarà raschiato Il nome infame - dal libro d'or: Del suo delitto - memoria eterna De' tardi posteri - sorga e terror. Cat. Or sei compito - fatai destino... D'orror fremendo - la fronte inchino! — SoR. (scuotendosi) A me il supplizio - dei traditori! ... Per un pugnale - l'anima io do. — (fuori di sè) NAAM (accostandosi a Soranzo sommessamente) Orio, fatale io sono I Fu il nostro amor fatai!... Mi accorda il tuo perdono... Ti cedo il mio pugnai. Sor. (con allegrezza convulsa) Ah! sì... tu mi ami ancora! Io ti perdono... — Addio (con impeto crescente sollevando il pugnale, e rivolgendosi agli astanti) No... del supplizio mio Yoi non godrete... no. (si trafigge e cade a terra) Tutti É spento. CAT. (con autorità solenne, con gesto grave e imperioso alzandosi di tutta la persona) Preghiamo Pel reo che spirò. — (Tutti s'inginocchiano — QUADRO) Cala il sipario.